SASSARI «Decreto disabilità, una conquista che ora è attesa alla prova dei fatti»
Uleri parla della riforma che verrà sperimentata da gennaio anche a Sassari
di Massimo Sechi
Sassari Sassari è una delle nove province italiane nelle quali, dal 1 ° gennaio 2025, verrà avviata la sperimentazione del decreto governativo che riforma completamente il metodo di valutazione della condizione di disabilità. Una novità, quella pubblicata nei giorni scorsi nella Gazzetta Ufficiale, che viene definita da molti una svolta epocale. Non si tratta solo di una modifica sostanziale del sistema di accertamento dell’invalidità, che tra l’altro sarà basato su una valutazione multidimensionale e dunque a 360°, ma prevede un percorso che consenta alle persone disabili di poter ottenere il proprio progetto di vita. Un diritto che dovrà essere riconosciuto e sarà fondato non solo su basi standardizzate. Nel decreto c’è anche, finalmente, un’attenzione particolare alle definizioni. Eravamo l’unico Paese europeo, a parlare di disabili, di diversamente abili, invece del più corretto “persone con disabilità”, di handicap, invece di “condizione di disabilità”. Quelle espressioni infelici si spera che da ora possano essere mandate una volta per tutte in pensione. Anche dalle parole si può iniziare a dimostrare un livello di civiltà più alto.
Per Giampietro Uleri, Presidente regionale di UFHA (Unione Famiglie Handicappati) questo decreto è «una conquista di civiltà che ora, però, è attesa alla prova dei fatti».
Che cosa la convince di questo decreto?
«Il fatto che la persona con disabilità può essere finalmente protagonista della propria vita e fare le scelte che siano le migliori per il proprio presente e per il proprio futuro. Così si potrà applicare quanto certificato anche dall’Onu “Niente su di noi, senza di noi”. Aggiungo però che la vera sfida è nell’ applicazione. Abbiamo leggi sulla carta bellissime, ma se poi rimangono lettera morta è come se non ci fossero. Di progetti personalizzati se ne parla da tempo. Speriamo che questa sia davvero la volta buona».
In questo caso si parla di progetto di vita.
«Questo decreto tratta soprattutto la persona con disabilità in età adulta. Le basi di un progetto di vita dovrebbero essere messe fin da subito.
Finalmente si potrà applicare quanto certificato dall’Onu “Niente su di noi senza di noi”
La vita è tante cose, c’è un bellissimo acronimo della parola vita che per me descrive perfettamente tutto questo: Valutazione Individuale Abilità Trasversali. Se si applicasse questo sarebbe davvero una grande conquista».
La criticità è proprio la difficoltà che ci può essere nell’applicazione?
«Sì, ci potrà essere una gran mole di lavoro da fare e si dovrà anche verificare che ci sia un’adeguata preparazione, formazione e aggiornamento da parte di tutti i soggetti che saranno protagonisti di questo decreto. Le incognite sono tante ma siamo fiduciosi».
Sassari sarà una delle 9 città che inizieranno la sperimentazione, può essere un vantaggio?
«Dipende da molti fattori e da tante variabili che. ora come ora, è difficile individuare perché gli obiettivi sono ambiziosi e la sperimentazione presuppone che ci sia una fase di passaggio che certamente non sarà semplice».
Che cosa avrebbe inserito nel decreto che invece non è presente?
«Forse nel decreto c’è anche troppo, se si riuscisse ad attuare anche solo una parte di quanto previsto e degli obiettivi fissati dalla legge sarebbe davvero un primo passo verso una società migliore».
Il decreto prevede inoltre un percorso che consenta alle persone disabili di poter ottenere il proprio progetto di vita
Sassari è una città realmente inclusiva e soprattutto cosa si dovrebbe fare in più per le persone con disabilità?
«Sassari è una città migliore rispetto a prima, ma c’è ancora molto da fare, a partire dalla sensibilità sociale; per questo motivo, da più dieci anni come Ufha, andiamo nelle scuole per formare cittadini attenti alle esigenze delle persone. Inoltre, serve un reale coinvolgimento delle persone con disabilità, delle loro famiglie e delle loro associazioni nei processi decisionali di ogni intervento o politica che riguardino le loro vite. Solo così potremo realizzare una città veramente inclusiva. Dopo la scuola a Sassari c’è davvero poco, per non dire che c’è proprio un vuoto. Dobbiamo ringraziare centri come il Gesù Nazareno e soprattutto l’opera di tanti volontari e persone che si occupano delle condizioni di disabilità e cercano quotidianamente di riempire questo vuoto». 30-maggio-2024